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Che fine fa il vetro, quando si rompe? Se lo trattiamo bene, è uno dei pochi materiali che non vedrà mai la discarica. Qui vi raccontiamo come e perché. Con l’aiuto di CoReVe.
I vasetti e le bottiglie delle nostre case sono potenzialmente antichissimi. È infatti dai tempi dei Romani che esiste il riciclo del vetro: già duemila anni fa, frammenti rotti di boccette e bicchieri venivano raccolti, rifusi, rilavorati per ottenere nuovi prodotti della medesima buona qualità. Oggi non abbiamo dimenticato quella buona abitudine: anzi, semmai siamo diventati più bravi e scrupolosi nel metterla in atto.
Pensiamo a una bottiglia “delle nostre”. Dopo essere stata raccolta, lavata, frantumata, rifusa e modellata, torna sugli scaffali sotto un’altra forma. Magari come un vasetto per la passata di pomodoro, o una nuova bottiglia di acqua. E poi, una volta consumato il contenuto, potrà rientrare nel ciclo e rinascere ancora. E ancora, e ancora. Ricorda quasi il misticismo orientale, ma è già almeno in parte la nostra realtà: quella semplice bottiglia, se trattata correttamente, non smetterà mai di esistere, diventando quasi un ponte inconsapevole tra passato, presente e futuro.
Questo perché il riciclo del vetro è infatti una delle poche pratiche che possono essere perpetrate all’infinito senza perdere qualità. Ma perché questo avvenga, non basta buttare “nel vetro” tutto ciò che gli somiglia. Serve consapevolezza, precisione, e un sistema industriale pronto ad accoglierlo.
L’Italia è già tra i Paesi più virtuosi in Europa nel riciclo del vetro, ma possiamo fare ancora meglio. Una raccolta differenziata più efficiente, priva di impurità e contaminazioni, significa meno rifiuti, più risparmio energetico e una minore impronta ecologica. Comprendere come farlo è un viaggio che passa dai numeri di questo processo straordinario, dalle buone pratiche per renderlo ancora più efficace e dalla conoscenza dei benefici concreti per l’ambiente e la società.
Dopo essere stato gettato nel contenitore giusto, il vetro inizia il suo percorso. Prima viene selezionato nei centri di raccolta, dove si separano i materiali estranei. Poi viene frantumato in piccoli pezzi – la Materia Prima Seconda (Mps)– e lavato. Il vetro così pulito viene inviato alle vetrerie, dove si fonde e torna a nuova vita. Utilizzare materia prima seconda al posto delle materie prime vergini significa ridurre significativamente l’energia necessaria per la produzione: basti pensare che sostituire solo il 10 per cento di materie prime con vetro pronto al forno porta a un risparmio del 2,5 per cento nei consumi di fusione. Il tutto con un impatto positivo su consumi, emissioni e sfruttamento ambientale.
Nel 2023, il nostro Paese ha registrato risultati eccellenti nella raccolta e nel riciclo del vetro, di cui si occupa CoReVe, il consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero dei rifiuti di imballaggio in vetro prodotti sul territorio nazionale, che opera all’interno del sistema Conai (Consorzio nazionale imballaggi): il 77,4 per cento degli imballaggi in vetro immessi al consumo è stato riciclato. Un dato che ci pone sopra gli standard europei, fissati al 75 per cento per il 2030. E che soprattutto genera altri numeri importanti come impatto sull’ambiente. Quel 77,4 per cento infatti ha consentito di risparmiare l’equivalente di 2,4 milioni di tonnellate di CO₂: per capirsi, quelle generate in un anno da oltre 1,5 milioni di automobili di piccola cilindrata che percorrono 15mila km ciascuna.
E ancora: sono stati risparmiati 414 milioni di metri cubi di gas naturale, pari a 2,7 milioni di barili di petrolio o all’energia necessaria per coprire il fabbisogno domestico annuo di una città di 1,2 milioni di abitanti (quasi come Milano…). E per finire, sono state salvate 3,9 milioni di tonnellate di materie prime vergini, come sabbia, soda e carbonato ovvero quasi due volte il volume del Colosseo. Dati che dimostrano come riciclare correttamente il vetro sia una strategia vincente per ridurre sprechi e costi energetici, oltre che un dovere ambientale.
Produzione e trasporto delle materie prime vergini – sabbia silicea, soda, carbonato di calcio – hanno un impatto ambientale importante. Queste risorse sono spesso estratte da cave a cielo aperto, che comportano erosione, consumo di suolo e perdita di biodiversità.
Più vetro riciclato usiamo, meno cave apriamo. Una bottiglia che rientra nel ciclo è una cava che può restare chiusa. Ed è anche meno traffico pesante, meno consumo di carburanti fossili, meno emissioni indirette.
Ok, ma come fare per farlo bene? Per rendere il riciclo del vetro ancora più efficace, ovviamente è essenziale conferire i rifiuti di vetro nel modo corretto. Bastano tre semplici accorgimenti:
Un buon sistema di raccolta differenziata del vetro porta benefici non solo all’ambiente, ma anche alla collettività, perché migliora il decoro urbano, rendendo le strade più pulite e riducendo la quantità di rifiuti abbandonati; riduce i costi di gestione dei rifiuti, razionalizzando la filiera; e soprattutto contribuisce alla sostenibilità ambientale ed energetica.
Detto di come conferire correttamente gli imballaggi in vetro, facendo un ulteriore passo indietro la domanda diventa: quali sono i suoi benefici e perché sceglierlo? La prima risposta è che il vetro, come detto, è riciclabile al 100 per cento e all’infinito, e una bottiglia di vetro può essere riciclata e tornare sugli scaffali in meno di 30 giorni, chiudendo perfettamente il ciclo dell’economia circolare.
E poi, soprattutto quando il contenuto è di tipo alimentare, perché il vetro è un materiale sicuro e atossico, che non rilascia sostanze nocive negli alimenti e nelle bevande, e preserva al meglio i prodotti, mantenendone sapore, freschezza e qualità. Proprio per questi motivi, CoReVe promuove la campagna “In vetro è meglio”, sensibilizzando le aziende e i cittadini, soprattutto i più giovani che stanno crescendo con una maggiore sensibilità verso la cura dell’ecosistema che li circonda, sull’importanza di scegliere il vetro per un futuro più sostenibile: oggi più che mai, infatti, ogni piccolo gesto conta, e riciclare il vetro in modo corretto e scegliere imballaggi in vetro sono azioni concrete per un mondo più pulito e sostenibile.
Una menzione particolare va alla Gen Z, composta dalle persone nate tra il 1997 e il 2012 che dimostra una sensibilità crescente verso il riciclo, i materiali e l’impatto delle proprie scelte di consumo. Per questa generazione, il packaging non è solo un contenitore, ma un messaggio. E il vetro, per caratteristiche e valori, parla una lingua che i giovani capiscono: qualità, trasparenza, responsabilità. Proprio per intercettare questa consapevolezza in crescita, CoReVe ha sviluppato una serie di progetti educativi nelle scuole, con l’obiettivo di formare cittadini consapevoli già sui banchi di scuola.
Le risposte sembrano incoraggianti: secondo una recente ricerca commissionata all’osservatorio Webboh Lab proprio da CoReVe, oltre il 76 per cento dei ragazzi tra i 14 e i 17 anni è coinvolto nel riciclo del vetro, mentre la maggior parte riconosce il vetro come una scelta sostenibile e sicura per l’ambiente e per gli alimenti. È una generazione che vuole fare la differenza, che chiede alle aziende soluzioni più trasparenti e responsabili, e che considera il packaging in vetro una scelta consapevole e coerente con i propri valori. Accompagnare questo slancio con progetti educativi e informazioni chiare è una delle sfide più importanti – e promettenti – del nostro tempo. Che conferma il vetro come “materiale-ponte” verso un futuro più sostenibile.
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